Quanto sono importanti le ambientazioni, i luoghi, dove decidiamo di realizzare il nostro racconto?
Per me, fondamentali.
Noi scrittori siamo dei maghi in incognito, la tastiera/penna è la nostra bacchetta magica per far viaggiare il nostro lettore. Da qui l’importanza della descrizione del luogo dove cammineranno e vivranno i nostri personaggi.
Ma quali sono i primi passi da fare? Da dove si comincia?
Per prima cosa bisogna individuare la città che vogliamo usare come set, immaginare i nostri protagonisti muoversi tra quelle strade, e se ci convince, se li sentiamo felici nella nostra testa, iniziare a fare sul serio.
Per la mia trilogia, (al momento sono stati pubblicati due libri, “Direzione la vita” e “Direzione la speranza“) ho scelto New York per diversi motivi, uno su tutti i miei numerosi viaggi negli States. Ho visitato S. Francisco, Los Angeles, Monterey, Nevada, Utah, Arizona, Miami, Caraibi…
Tranne New York.
Allora come mai ho scelto proprio quell’ambientazione, così cliché? Perché sono cresciuta con mille film di Natale basati sulla Big Apple, perché è sempre rimasta nella mia wishing list, perché è un viaggio che voglio assolutamente fare.
Ho iniziato a fare mille ricerche online, a misurare le distanze a piedi, metro, macchina, tra un posto e l’altro per dare credibilità agli spostamenti di Tyler e A.C. Mi sono chiesta dove andavano a parlare e invece che il classico Central Park, ho scelto Battery Park, dove si svolge una delle scene più importanti del mio primo libro. Un particolare grazie va a Piero Armenti – citando le parole di Vanity Fair è «uno che a furia di camminare, girare e conoscere sa tutto, anche cose che non sempre si vedono» – che ha condensato la sua esperienza d’italiano all’estero, creando “Il mio viaggio a New York” un tour operator (che è molto di più) con sede proprio nella Big Apple. Grazie a lui ho potuto dare profondità e credibilità alle mie ambientazioni.
Scrivere è porsi domande in continuazione, immaginare le scene nella città scelta come se fossero in 3D. I miei tanti viaggi mi hanno lasciato diverse abitudini, una su tutte la colazione salata al mattino e il caffè americano, ma il punto è che non basta essere stati in un posto per descriverlo al meglio, no.
Bisogna diventare giornalisti del nostro stesso racconto, informarci e cercare bar, ristoranti, parchi, Hotel, parrucchieri, centri commerciali, che possono essere utili al nostro scopo, ovvero prendere il lettore e fargli assaggiare un cocktail “DaCapo” a New York, oppure fagli sentire i rumori dei suoi stessi passi, mentre il nostro protagonista corre tra i sentieri di Battery Park.
Ogni cosa deve essere tridimensionale al punto da farla diventare un’esperienza reale, stile Ratatouille quando assaggiava i cibi, per capirci.
Ricapitolando: decidere il luogo, immaginare i nostri personaggi lì, iniziare a fare ricerche, attingere ai nostri viaggi, se li abbiamo fatti (vanno bene anche quelli mentali, a patto che siano rafforzati dalle ricerche svolte)
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Buona scrittura!
A Mercoledì prossimo.
L. L. Words